Ripartiamo con fiducia, speranza, solidarietà

Messaggio del Presidente CNEC

Il forzato rinvio del nostro Convegno Nazionale di maggio, causa pandemia Coronavirus, che era una occasione per incontrarci, riflettere insieme, verificare il cammino della nostra Associazione, mi induce a rivolgermi a tutte e a tutti voi, e lo faccio con grande piacere, questo messaggio vuole esprimere vicinanza, partecipazione alle vostre difficoltà personali e comunitarie e alle preoccupazioni per il futuro delle vostre opere e servizi, ma soprattutto pieno di speranza, di incoraggiamento, di fiducia per una ripartenza delle vostre attività che sono un bene irrinunciabile per la comunità ecclesiale e civile.
Il mancato Convegno nazionale doveva anche essere un momento celebrativo per il 60° di vita del CNEC: “tra memoria e profezia”. La memoria e la celebrazione degli eventi del passato sono, da una parte, un atto di ringraziamento verso quanti hanno dato vita ed hanno accompagnato il cammino e lo sviluppo del CNEC, ma hanno senso se, in un modo o nell’altro, interrogano, parlano, suscitano aspettative per l’oggi. “Fare memoria” e guardare al passato ci aiuta a scoprire quella che fu l’intuizione e la motivazione che spinse alcuni laici a dare vita al CNEC. Grazie ad una lettura della storia alla luce del Vangelo, hanno saputo offrire alla Chiesa tutta, con particolare attenzione alle necessità di formazione e sostegno delle econome ed economi, uno strumento capace di dare agli Istituti religiosi, criteri di giudizio, orientamenti per l’azione, principi di analisi riguardanti la rilevanza dell’economia nella vita, nell’amministrazione e gestione delle opere stesse. Si trattava di avere a disposizione informazioni, esperienze, consulenze e aiuto concreto in campi specifici nei quali spesso, Religiose e Religiosi non possono essere sufficientemente preparati e competenti. La formazione e la qualificazione del ruolo e della missione di coloro ai quali è affidata la responsabilità della gestione delle risorse, era l’altro obiettivo per aiutare ad impostare l’economia delle comunità secondo criteri evangelici.
La memoria del passato e del cammino fin qui percorso, ci spinge all’ascolto più attento di ciò che oggi ci viene richiesto dalla situazione che stiamo vivendo, che lascia segni profondi nell’economia, nella vita sociale, nei rapporti con gli altri, nei comportamenti individuali e comunitari, nell’esercizio della solidarietà. Mi piace pensare che le Religiose e i Religiosi, in forza della loro scelta di vita, hanno la capacità di conservare i loro cuori speranzosi e gli occhi attenti e limpidi, capaci di vedere un futuro migliore. Mi piace pensare che saremo capaci di mettere al centro ciò che veramente è essenziale e proiettarci verso gli orizzonti della solidarietà, della gratuità, del dono in modo nuovo e creativo. È una convinzione che ci aiuta a non sottrarci nel farci carico dell’altro in difficoltà e a tradurre questi valori in rapporti personali, forme di vita, strutture che creano e concretizzano la dimensione della carità. Questo ci permette di “guardare ed abbracciare il futuro con speranza”, che è frutto della fede nel Signore della storia che continua a ripeterci: “Non abbiate paura, perché io sono con voi”. La speranza e la profezia non si fondano sul numero delle opere, ma su Colui nel quale abbiamo riposto la nostra fiducia e per il quale “nulla è impossibile”. Questa speranza dà rilievo anche alla nostra profezia che permetterà ai nostri Istituti e alle nostre opere di continuare a “scrivere un’altra grande pagine di storia nel futuro”.
In questi mesi, la segreteria CNEC ha continuato a lavorare intensamente ed è sempre a disposizione, fornendo informazioni, aggiornamenti, risposte alle numerose domande e quesiti, con la collaborazione dei nostri consulenti. Mentre ringrazio sentitamente tutti, il lavoro continua in questa seconda fase e cerca di dare orientamenti, attraverso lo strumento delle videoconferenze. Il sito Web (www.cnec.it) è un mezzo costante di aggiornamento e di “colloquio a distanza” e vi invito a visitarlo e usarlo per i vostri quesiti.
Forse questa forzata e imprevista sospensione delle nostre attività e servizi, ha prodotto un po’ di disorientamento, di incertezza per il futuro, di precarietà, ma è stata anche occasione per ricordarci che, nonostante tutto, siamo sempre un dono per l’umanità a motivo della nostra scelta di vita, che aiuta a tradurre il nostro rapporto con il Signore nella passione per l’uomo bisognoso e mettendo in atto le opere di misericordia che aiutano e promuovono l’umanesimo cristiano.
Ora ci domandiamo come ripartire, come guardare al futuro, come andare incontro ai bisogni delle persone. Dobbiamo farlo senza perdere la nostra identità e la forza della nostra specifica missione. Credo che non basta solo “fare” delle scelte per ricominciare, ma che sia anche necessario curare che le nostre scelte nascano dall’“essere” e si esprimano in atteggiamenti, in gesti, in stili di vita evangelici che trasformano la storia.
Assistiamo, oggi, ad un “secolarismo della carità” ridotta a solidarietà filantropica, ma anche ad un “secolarismo della fede” ridotta ad ideologia dei valori. In entrambi i movimenti è il venir meno della relazione con Dio che qualifica ed arricchisce di spiritualità il servizio e la solidarietà. Si parla spesso di “Impresa sociale”, Terzo settore, Economia sociale, Non profit: certamente è un bene, ma può essere anche una tentazione a ridurre l’orizzonte della nostra Vita religiosa e delle nostre opere ad una dimensione puramente umana. Le pluriformi attività ed opere che nella varietà dei carismi caratterizzano la nostra missione, costituiscono una delle preminenti mediazioni per la missione di evangelizzazione e promozione umana che siamo chiamati ad offrire, soprattutto oggi. Nell’evangelico servizio di tante e sempre urgenti opere di promozione umana e sociale, “le persone consacrate traducono in segno convincente il dono di una vita totalmente disponibile a Dio, alla Chiesa, ai fratelli e sorelle”. Le nostre opere e servizi non solo conservano la loro attualità, ma sono luoghi di testimonianza e segni di quella carità che trova in Dio la sua pienezza e che apre il cuore alla speranza e alla fiducia perché “è Lui che fa nuove tutte le cose”.
Voglio concludere richiamando le parole di Papa Francesco: “Mi attendo che risvegliate il mondo, perché la nota che caratterizza la Vita consacrata è la profezia… Il profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti. Conosce Dio e conosce gli uomini ed è dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dallo loro parte… A volte (come Elia e Geremia) può venire la tentazione di fuggire, di sottrarsi al compito di profeta perché troppo esigente, perché si è stanchi, delusi, disorientati. Ma il profeta sa di non essere mai solo e sente ripetere: “Non aver paura, perché io sono con te per proteggerti”.
Il mio augurio è che il CNEC, organismo che si sviluppa, cresce e serve attraverso la collaborazione e la partecipazione di tutti, possa essere strumento che accompagna il discernimento e le scelte concrete di accoglienza e solidarietà che l’umanità di oggi richiede. Auguro a tutti una rinnovata attenzione ai bisogni delle persone e una docilità agli impulsi dello Spirito, perché questo tempo sia ricco di grazie e di trasformazione.
Vi accompagno tutti con la preghiera e vi do, fin da ora, appuntamento al Convegno nazionale di ottobre (20-21-22) per ripartire insieme. Il Signore vi doni la sua Pace!

p. Antonio Di Marcantonio OFM Conv.